Moderni per tradizione: la banca secondo Erica Azzoaglio

Erica Azzoaglio, Presidente del Banco di Credito Paolo Azzoaglio
Erica Azzoaglio, Presidente del Banco di Credito Paolo Azzoaglio

In un momento storico in cui il settore bancario vive una trasformazione profonda, tra digitalizzazione, nuove regole e un rapporto con le imprese sempre più complesso, il valore della prossimità territoriale sta tornando centrale. Da questo punto di vista, il Banco di Credito Paolo Azzoaglio rappresenta un esempio di come tradizione e innovazione possano convivere e rafforzarsi a vicenda. Alla guida dell’istituto bancario c’è Erica Azzoaglio, appartenente alla quarta generazione della famiglia fondatrice, oggi è Presidente: con lei abbiamo parlato di innovazione, sostenibilità, startup, radici familiari e del suo nuovo impegno nel Consiglio di Amministrazione di Réseau Entreprendre Piemonte. Ne emerge una visione illuminante: una banca moderna non è quella che sostituisce le relazioni, ma quella che usa la tecnologia per renderle ancora più forti.

Partiamo dalla sua presentazione e da quella del Banco di Credito Paolo Azzoaglio: qual è oggi l’identità della banca e qual è la sua storia?

Sono Presidente del Banco Azzoaglio, una banca territoriale nata a Ceva 146 anni fa: è stata fondata dal mio bisnonno e oggi siamo giunti alla quarta generazione familiare. Siamo fortemente radicati nei territori in cui operiamo – le province di Cuneo, Savona, Imperia e Torino – e questo ci permette di essere molto vicini alle famiglie e alle imprese. Tutti parlano di innovazione, noi lo facciamo partendo da una profonda conoscenza del contesto e delle persone. Il rapporto di fiducia è la nostra base: è ciò che ci consente di sostenere progetti visionari, innovativi e giovani, come quelli delle startup, purché abbiano una prospettiva di sostenibilità futura.

Il Banco Azzoaglio ha una storia familiare molto radicata. Quali sono i valori che ritenete ancora centrali oggi?

Il valore fondamentale è quello di mettere il cliente al centro. Per noi, ad esempio, l’intelligenza artificiale è uno strumento per comprendere ancora meglio i bisogni di famiglie e imprese, anticipare rischi e opportunità, semplificare le operazioni di base e liberare tempo per la consulenza vera. Non sostituisce la relazione umana, ma la rafforza. Vicinanza, contatto e conoscenza sono ciò su cui si basa la fiducia reciproca: il vero valore della finanza.

Come coniugate tradizione familiare e innovazione?

Per innovare davvero occorre avere ben chiare le proprie radici. Lo dico spesso ai ragazzi quando tengo lezioni nelle scuole e all’università: l’innovazione, che oggi corre velocissima, non può prescindere dalla storia. Noi portiamo avanti da sempre uno slogan che mi accompagna fin da bambina: “moderni per tradizione”.

Ha dichiarato che “l’innovazione riveste un ruolo primario” nella banca. Su quali progetti state puntando?

Per questo aspetto abbiamo creato una società captive, che rappresenta il motore dell’innovazione digitale della banca. Porta avanti progetti orientati a una conoscenza puntuale della clientela, fondamentali sia per la gestione del rischio – perché facciamo credito – sia per lo sviluppo commerciale. Lavoriamo molto sui temi degli investimenti, del credito e di tutta la transizione green e digitale, che sono oggi centrali.

Come vede il futuro del Banco Azzoaglio nei prossimi 5-10 anni?

Vedo una banca che, grazie alle opportunità tecnologiche, saprà superare anche i propri limiti dimensionali. Una banca ancora più presente accanto a famiglie e imprese, soprattutto nella consulenza. Viviamo in un mondo che rischia di perdere il contatto umano, ma realtà come la nostra devono provare a rafforzarlo. La tecnologia permetterà di liberare risorse da attività ripetitive e senza valore aggiunto. Vorrei, inoltre, che con le aziende più giovani ci fosse un rapporto non solo finanziario, ma anche di partnership, da veri e propri “compagni di viaggio”.

Quali politiche di sostenibilità state implementando?

Dal punto di vista ambientale abbiamo calcolato la nostra carbon footprint e integriamo criteri green nella valutazione degli investimenti e dei finanziamenti, sia per aziende sia per privati. Nei mutui, ad esempio, valutiamo il valore dell’immobile anche in ottica energetica. La sfida più importante, però, sarà quella di accompagnare le aziende nella transizione.

E dal punto di vista sociale?

Abbiamo creato una Fondazione a cui abbiamo delegato tutte le attività sociali della banca: educazione finanziaria nelle scuole e in carcere, sostegno a persone con disabilità o con problemi di dipendenze, supporto ad attività culturali e sportive con attenzione all’inclusione. Abbiamo inoltre una seconda Fondazione che collabora con le scuole, dall’infanzia alla secondaria, attraverso un progetto di bilinguismo per offrire nuove opportunità ai giovani dei territori periferici. Crediamo che investire nei giovani sia la scelta migliore per il futuro delle nostre aree.

Siete molto vicini alle imprese innovative. Qual è il vostro approccio alle startup?

Da anni collaboriamo con realtà come Réseau Entreprendre Piemonte e con incubatori del territorio. Valutiamo le startup con criteri diversi rispetto alle aziende mature, pur rispettando le normative bancarie: in questo contesto, REP è fondamentale perché aiuta l’imprenditore quando l’idea non è ancora “bancabile”, facendo da filtro e da accompagnamento. Quando la startup diventa impresa, invece, entra in un rapporto virtuoso con il nostro sistema; REP fa emergere idee e talenti, e la banca interviene quando l’idea è pronta a crescere.

Qual è il ruolo di una banca territoriale come la vostra nell’ecosistema imprenditoriale piemontese?

La nostra forza è il radicamento. Conosciamo il territorio, sappiamo ascoltare e comprendere le dinamiche locali: questo ci permette di stare accanto alle imprese in modo concreto e tempestivo, soprattutto nelle fasi di crescita e trasformazione.

Quali sono le principali sfide che una banca di territorio indipendente deve affrontare oggi?

Da un lato la crescente complessità normativa, dall’altro l’esigenza di investire in tecnologia, pur mantenendo la nostra identità di banca relazionale. La sfida è integrare innovazione e prossimità senza tradire la nostra natura.

È entrata nel CdA di Réseau Entreprendre Piemonte. Cosa rappresenta per lei questo ruolo?

Per me è un modo concreto di restituire qualcosa al territorio che mi ha permesso di crescere. Sentire di avere una responsabilità verso il futuro è parte integrante del mio percorso professionale e personale.

In che modo questo ruolo influisce sulle scelte strategiche del Banco Azzoaglio?

Mi permette di avere uno sguardo ancora più diretto sulle esigenze delle nuove imprese e di interpretare meglio come la banca può supportarle, non solo finanziariamente ma anche con visione e accompagnamento.

Qual è il valore di REP che la rappresenta di più?

REP è un motore di trasformazione del territorio. L’affiancamento tra aziende mature e startup fa bene a entrambi: i giovani ricevono mentoring, ma in realtà sono anche una spinta evolutiva per le imprese consolidate. Lo scambio di energie è prezioso e come banca vogliamo essere parte di questa spinta verso il futuro.

Ha avuto dei mentor nel suo percorso?

Sì. Il primo è stato mio padre, allora presidente della banca, un modello per me. Poi Paolo Garello, figura di rara intelligenza e visione, che è stato il mio riferimento quando ho iniziato a lavorare. E infine Carlo Ramondetti, l’attuale direttore generale, che mi ha stimolata molto nell’affrontare la responsabilità di ruoli apicali.

Che consigli darebbe a un giovane imprenditore che vuole avvicinarsi al mondo bancario o creare soluzioni per le banche?

Suggerirei di chiedersi come immagina la banca tra 5 o 10 anni. È un esercizio che facciamo fare anche ai ragazzi che fanno stage da noi: conoscere la realtà attuale e immaginare quella futura è il punto di partenza. Gli ambiti sono moltissimi: transizione digitale, applicazioni tecnologiche, servizi innovativi… c’è uno spazio enorme.

Qual è il suo sogno personale e professionale per il futuro?

Contribuire affinché la banca continui a essere non solo un attore finanziario, ma anche un vero supporto sociale per il territorio. Ho una figlia giovane e non so quale sarà il suo percorso, ma spero che un domani possa portare avanti, anche solo come azionista, questo obiettivo. È ciò che considero più importante.