Tutelare la proprietà intellettuale: intervista a Fulvio Faraci di Metroconsult

Fulvio Faraci, Presidente di Metroconsult e Vice Presidente di Réseau Entreprendre Piemonte
Metroconsult è una realtà di riferimento nel campo della proprietà intellettuale, con una lunga esperienza nella tutela e valorizzazione degli asset immateriali come brevetti, marchi, design e know-how. Abbiamo incontrato Fulvio Faraci, Presidente della società e Vice Presidente di Réseau Entreprendre Piemonte, per parlare di innovazione, capitale intangibile e cultura della protezione delle idee.
Di cosa si occupa Metroconsult e qual è la vostra filosofia di lavoro?
Oggi il vero capitale delle imprese non è più costituito dagli asset fisici, che rappresentano appena il 20% del valore complessivo: tutto il resto è fatto di capitale intangibile come persone, competenze, relazioni, capacità di innovare…è ciò che fa davvero la differenza. Molte aziende non se ne rendono conto, ma quando chiudono la porta proteggono solo il primo, mentre il valore più grande — quello immateriale — rimane esposto. Noi lavoriamo proprio su questo: aiutiamo le imprese a riconoscere, proteggere e valorizzare i propri asset intangibili, perché rappresentano il loro vero vantaggio competitivo.
Come si protegge concretamente questo valore intangibile?
Esistono diversi strumenti: in alcuni casi è sufficiente mantenere il segreto industriale, possibilità che richiede processi ben strutturati non sempre sostenibili sul mercato. Altrimenti si ricorre al brevetto, che garantisce un monopolio temporaneo di vent’anni, oppure al marchio, che può durare potenzialmente per sempre; la sua importanza è innegabile, basti pensare, ad esempio, al valore del brand di Costa Crociere. Infine c’è il design, che tutela l’aspetto esteriore di un prodotto per 25 anni. Metroconsult interviene accompagnando le aziende nella scelta e nella gestione di questi strumenti, in modo coerente con la loro strategia di crescita.
Qual è stata la sua ispirazione iniziale e il percorso che l’ha portata in Metroconsult?
Sono un ingegnere elettronico che ha iniziato la sua carriera nel settore spaziale in Aeritalia/Alenia, per poi passare alle telecomunicazioni tra Torino e Roma, sino a diventare responsabile della Ricerca e Open Innovation di Telecom Italia. Successivamente sono CEO di Sisvel Technology, dove ho approfondito il mondo della valorizzazione brevettuale e del licensing, e nel 2018 sono arrivato in Metroconsult come Presidente e CEO. Al momento, oltre a mantenere la carica di Presidente, sto portando avanti un percorso di mentoring interno per accompagnare la nuova generazione di manager. Il filo conduttore della mia carriera è sempre stato lo stesso: l’innovazione.
Qual è la visione a lungo termine per Metroconsult?
Vogliamo crescere e consolidarci, mantenendo quella cura sartoriale verso il cliente che ci ha sempre contraddistinto. È una sfida importante per una società di consulenza: ampliare la dimensione organizzativa senza perdere la qualità del rapporto umano e la personalizzazione del servizio.
In che modo supportate le imprese nel valorizzare brevetti e marchi?
Innanzitutto le aiutiamo a riconoscere il valore economico della proprietà intellettuale. Troppo spesso, infatti, viene vista come un costo, mentre deve essere considerata un centro di profitto. Un brevetto o un marchio ben gestiti non solo proteggono l’innovazione, ma la rendono monetizzabile: diventano leve di crescita, di reputazione e di attrattività per gli investitori.
Com’è cambiato il ruolo della proprietà intellettuale negli ultimi anni?
Il tessuto imprenditoriale italiano è formato da PMI spesso familiari, che storicamente non hanno questa cultura, ma negli ultimi tempi stiamo assistendo a una crescente consapevolezza: le nuove generazioni e le imprese che esportano, infatti, stanno capendo quanto sia cruciale tutelare le proprie idee. Fino a pochi anni fa, per ogni brevetto italiano ce n’erano tre francesi e sei tedeschi, mentre oggi stiamo migliorando. Anche le tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale, stanno cambiando il modo in cui si raccolgono le informazioni e si proteggono le invenzioni. È un ambito in rapida evoluzione.
Come vede l’evoluzione del vostro settore nei prossimi cinque anni?
Sarà sempre più strategico. In un contesto complesso, dove il valore differenziante è dato dagli asset intangibili, le società di consulenza come la nostra avranno un ruolo determinante. Ma serve anche più formazione: bisognerebbe introdurre la cultura della proprietà intellettuale già nei percorsi scolastici e universitari, perché se ne parla ancora troppo poco.
Che ruolo hanno le collaborazioni con università e centri di ricerca?
Contribuire alla formazione e alla diffusione della cultura della proprietà intellettuale fa parte della nostra missione. Collaboriamo con molti atenei, dal Politecnico di Torino all’Università della Calabria, passando per l’Insubria, tenendo seminari e corsi anche per chi vuole diventare mandatario brevettuale.
Cosa significa per lei essere manager oggi?
Essere manager significa avere visione, entusiasmo e perseveranza. Sono le tre caratteristiche che, secondo me, valgono tanto per l’imprenditore quanto per chi guida un’organizzazione. Le ho ereditate anche da mio padre, che aveva una piccola impresa artigiana.
Ha avuto dei mentori importanti nella sua carriera?
Più di uno. Qui vorrei qui ricordare Cesare Mossotto e Roberto Saracco del Centro Studi e Laboratori Telecomunicazioni CSELT: il primo, già direttore generale, per la grande capacità di focalizzare i problemi; il secondo, alla guida del Future Center di Telecom Italia, per la capacità di sintetizzare concetti complessi in una visione chiara e concreta. Da entrambi ho imparato molto.
Quali sono le tendenze emergenti che le aziende dovrebbero monitorare?
Senza dubbio l’intelligenza artificiale, perché da un lato rappresenta uno strumento prezioso per proteggere e analizzare le invenzioni, mentre dall’altro può essere utilizzata dai competitor per aggirare la tutela delle innovazioni; capire come difendersi in modo più ampio sarà una sfida decisiva nei prossimi anni.
Quali sono le principali sfide per le startup nella protezione del capitale intangibile?
La prima è identificare ciò che le rende davvero uniche, perché è inutile proteggere ciò che non ti differenzia. Per farlo occorre innanzitutto capire quali siano i propri elementi distintivi e partire da lì: proprio come fece Jacuzzi, che inventò l’idromassaggio e ne fece un marchio iconico per vent’anni.
Che consigli darebbe a un imprenditore che si avvicina per la prima volta a questo tema?
Di considerare la proprietà intellettuale come un investimento strategico e non come un costo. Cambiare mentalità è il primo passo per valorizzare davvero la propria innovazione.
Cosa rappresenta per lei Réseau Entreprendre Piemonte?
Il valore della restituzione: condividere la propria esperienza e restituire ciò che si è imparato è fondamentale. Réseau permette di farlo in un contesto di scambio reciproco perché si impara molto anche dalle startup, che portano linfa nuova e punti di vista freschi; al momento, ad esempio, sto iniziando a seguire Flowy e ogni incontro è uno stimolo.
Il suo sogno personale e aziendale per il futuro?
Ho sempre desiderato che Metroconsult potesse continuare a crescere anche senza il sottoscritto e sto lavorando per questo, con la promessa di dedicare più tempo a me stesso. Al di là di tutto, non ho rimpianti: mi considero una persona fortunata perché ho sempre fatto ciò che mi appassiona.