Visione, esperienza e incoscienza: intervista a Tiziana Varetto di CAD ONE

Tiziana Varetto è un’imprenditrice torinese, fondatrice e CEO di CAD ONE, azienda specializzata nella progettazione di reti tecnologiche e nella mappatura dei sottoservizi. Grazie alla passione per la cartografia e il disegno assistito al computer (CAD), Tiziana ha guidato la trasformazione digitale nel settore, integrando sostenibilità e inclusione sociale nelle attività aziendali.
Dopo gli studi scientifici e l’esperienza nell’azienda di famiglia (Eliografia Camandona, ndr), ha fondato CAD ONE negli anni ’90, anticipando l’importanza del CAD nella progettazione tecnica. Oggi, l’azienda offre servizi che spaziano dalla progettazione di reti di teleriscaldamento, fibra ottica e reti idriche, alla scansione documentale per la Pubblica Amministrazione.
Varetto è anche membro attivo di Réseau Entreprendre Piemonte, dove supporta giovani imprenditori come mentore, promuovendo l’empatia e la centralità della persona nell’impresa. In questa intervista condivide la sua visione sull’evoluzione del settore, l’importanza dell’innovazione e il ruolo dell’intelligenza artificiale nel futuro della progettazione tecnica.
Come consuetudine, partiamo dalla domanda dell’intervistato precedente: in questo caso Maria Carmela Marcoli di Progetto Itaca. Come coniugate il lavoro con l’attenzione all’ambiente, in un settore come quello della stampa, considerati anche i costi delle materie prime, l’intelligenza artificiale e la sostenibilità?
Il cambiamento è già in atto perché, rispetto al passato, si stampa in modo diverso e con maggiore consapevolezza. Anche il mercato si muove nella stessa direzione e le scelte sostenibili sono necessarie e rese indispensabili dalle certificazioni come l’ISO. Detto questo, non sono una persona che vuole difendere la carta a tutti i costi, ma non la considero nemmeno obsoleta: è uno strumento che, se usato consapevolmente, ha ancora la sua utilità; il cambiamento penalizza solo chi non si aggiorna. I tempi si sono accorciati ma la carta, se usata bene, resta una risorsa.
Di cosa si occupa, oggi, CAD ONE?
CAD ONE è nata come società di progettazione CAD specializzata nel rilievo e la restituzione di sottoservizi tra cui reti elettriche MT e BT, linee aeree, reti idriche, fibra ottica,…quasi tutto ciò che passa sottoterra insomma. Nel 2006, su pressione di alcune dipendenti, ho acquisito anche la società dei miei genitori, integrando il loro ramo e orientandolo verso la grafica e la stampa tecnica.
Qual è stata l’ispirazione iniziale e quali ostacoli ha incontrato lungo il cammino?
È stato tutto abbastanza casuale o, per meglio dire, dominato dal caos. Mentre studiavo e lavoravo con i miei genitori, mi accorgevo della loro difficoltà ad adeguarsi alla transizione digitale: così, dopo il loro rifiuto ad integrare l’attività CAD iniziai senza clienti ma con le idee molto chiare. Partendo da zero, con tre collaboratori, proposi i miei servizi ad alcune grandi aziende già clienti dei miei genitori, ed eccoci qui . Grazie a questa storia ho capito che ogni sfida può diventare un’opportunità: anche il Covid, attraverso la digitalizzazione “forzata” dei servizi pubblici, ha accelerato processi fondamentali.
Qual è la visione a lungo termine di CAD ONE?
Ammetto di non essermi mai interrogata a fondo su questo aspetto, ma negli ultimi tempi sto riflettendo molto: sono una persona con tante idee e intuizioni, ma sto facendo una fatica enorme a trovare persone che condividano con me questa spinta visionaria, soprattutto sul fronte commerciale. Una delle sfide più grandi che dovrò affrontare nel futuro sarà proprio questa, circondarmi di menti e spiriti innovativi, capaci di guardare avanti insieme a me.
Come è cambiato il settore dal 1995 a oggi?
È cambiato tantissimo: non basta più saper utilizzare AutoCAD, ma occorre bruciare le tappe anticipando i tempi e proponendo continuamente qualcosa di nuovo. Un esempio? Fino a 10 anni fa nessuno si occupava di progettazione per la fibra ottica, mentre oggi questa è diventata un’attività chiave. Tutto evolve, ha un inizio e una fine, e bisogna avere sempre un piano: non solo per il domani, ma anche per questo pomeriggio; uno degli ambiti su cui siamo forti, oggi, è quello della sezione di scavo in tre dimensioni.
Come si tiene aggiornata sulle tecnologie?
Parlo con le persone, partecipo a webinar, ascolto, provo. Credo molto nell’innovazione e nell’intelligenza artificiale: non bisogna avere paura dell’ignoto, ma comunque servono delle regole.
A proposito di intelligenza artificiale, come entra in CAD ONE e come migliora il vostro lavoro?
Sono convinta di una cosa: che la usiamo tutti, da anni, senza rendercene conto. Nel nostro lavoro la utilizziamo per generare grafici, preparare offerte commerciali, anche con un tono ironico e personalizzato, come una sorta di “consulente marketing”. In progettazione, però, è ancora poco utile perché servono standard e precisione: alcuni rilievi li facciamo addirittura a mano.
Cosa significa per lei essere imprenditrice?
Essere visionari, un mix di incoscienza, intuito, coraggio, fortuna ed energia positiva. Bisogna seguire i propri sogni, ma anche accettare di poter commettere degli errori, perché spesso sono proprio questi ad aprire strade nuove.
Ha avuto un mentore o una fonte di ispirazione?
Mio padre Enrico: una persona con grandi intuizioni, coraggioso, sempre in movimento. Anche il mio ex marito Alfredo: una persona meravigliosa, con una visione raffinata. Entrambi mi hanno lasciato molto.
Quali opportunità dovrebbero cogliere le startup nel 2025?
Mancano spazi per la socializzazione dei giovani: ex discoteche e spazi abbandonati, ad esempio, potrebbero servire a questo scopo. A tal proposito, lancio un’idea: un bellissimo progetto di startup che crei centri di aggregazione giovanile.
Se non fosse diventata imprenditrice, cosa avrebbe fatto?
Avrei fatto sport a livello professionale: ho fatto parte della squadra nazionale giovanile di tiro a segno per dieci anni….. Lo sport ha sempre fatto parte di me, sono sempre in movimento.
Qual è stata la decisione imprenditoriale più difficile?
Sinceramente, nessuna. Vado molto a intuito, mi butto. Non ho rimpianti. Qual è il valore di Réseau Entreprendre che la rappresenta di più? Mettere la persona al centro è l’aspetto che mi ha colpito di più, fin dall’inizio. Seguendo questo approccio, non conta il tipo di impresa ma chi la fa. Questo valore è stato determinante per me, anche come socia fondatrice.
Perché un imprenditore dovrebbe entrare in Réseau?
Perché offre contatti, stimoli, confronto. Ti permette di vedere e capire cose nuove, conoscere persone con esperienze diverse. Non si tratta solo di “quanto costa”: si entra in uno spirito di amicizia e reciprocità.
Che consiglio darebbe a un giovane imprenditore nel suo settore?
Unire preparazione tecnica e visione strategica. Osare, non avere paura del fallimento. Fallire è parte dell’esperienza. Provare, sempre.
Il suo sogno personale per il futuro?
Vincere tornei di tennis (ride). Ma soprattutto migliorarmi, continuare a crescere e trovare un giovane a cui affidare la mia azienda: con la mia stessa passione, ma con una testa nuova, una visione moderna. Un altro visionario, insomma.